Focus: tassi di interesse e politica monetaria 

L’andamento macroeconomico degli ultimi tempi non ha solo fornito problematiche quali: recessione seguita da crescita assai debole e non stabile, crisi nei consumi, grandi disagi sociali in diverse parti del mondo, crisi finanziarie che hanno coinvolto importanti investitori istituzionali (fra i quali diverse banche italiane), instabilità geopolitica in diverse parti del mondo.

Fra tutti questi fattori vi è da sottolineare una fondamentale opportunità per imprenditori, famiglie ed investitori in genere. Infatti,mai come in questi anni, si è registrato (come importante reazione alle perduranti crisi di cui sopra) periodi temporali con tassi di interesse decisamente bassi. Si veda il grafico sottostante, che riporta il BCE (o tasso di sconto) che è il tasso ufficiale di riferimento cui la Banca Centrale Europea concede prestiti alle altre banche. Il tasso BCE costituisce un punto di riferimento fondamentale del mercato finanziario, in quanto determina il tasso d'interesse applicato dalle banche ai propri clienti e il tasso interbancario, ossia quello che regola i prestiti tra le banche.

 

Ebbene mai nella storia dell’economia europea (ma non solo) governata da banche centrali (prima della BCE vi erano le banche centrali degli stati componenti l’UE a stabilire i rispettivi tassi di sconto nazionali) si è assistito ad una stasi di tassi a valori prossimi allo zero e pari a 0,00 % dal Marzo 2016. I recenti rialzi da parte della FED sul tasso di sconto USA non hanno ancora prodotto analoghi andamenti per la BCE (e in ogni caso si tratta di lievissimi incrementi a partire da tassi prossimi allo zero)

Tale scenario genera opportunità per le aziende (ma anche per le famiglie) in quanto favorisce in particolare l’indebitamento a lungo termine, il consolidamento ovvero la ristrutturazione del debito. Il tutto ingenera un'opportunità storica. Nessun imprenditore ha vissuto una tale situazione per quanto attiene l’andamento dei tassi di interesse. Tale congiuntura però non permarrà ancora per molti anni. Vi sono inizi, anche se minimi, di rialzi di tassi di interesse per quanto attiene la politica monetaria negli USA, ma in Europa no. Dunque, ma ancora non per molto, vi è l’opportunità per le imprese di reperire risorse finanziarie (anche per chi non è quotato in borsa, ovverosia per la stragrande maggioranza delle aziende) a medio lungo termine (es. a tasso fisso) decisamente a buon mercato. Naturalmente per ottenere ciò è opportuna la presenza di un piano industriale appropriato che rispecchi la validità della strategia aziendale a supporto di tale richiesta. Come noto il principale motivo per la definizione e sviluppo di un business plan è la possibilità di reperire risorse finanziarie a supporto dello sviluppo/riorganizzazione di una impresa.

Per la finanza, questa è la più importante opportunità caratterizzante i tempi odierni, unitamente però, e qui viene il rischio, alla costante riduzione della circolazione di denaro contante a favore del denaro elettronico.

La progressiva riduzione della presenza di denaro fisico a favore di quello elettronico, ammesso che da un punto di vista contribuisca a limitare il flusso di denaro illegale (riciclaggio, corruzione ecc. anche se a ben vedere una riduzione della circolazione del cash lo limiterebbe in misura probabilmente minima) lascia presagire enormi rischi. Infatti una sua esasperazione genererebbe sudditanza estrema verso gli investitori istituzionali.

È oggi presente una campagna diffusa per sradicare il denaro fisico, campagna iniziata in particolare nel nord Europa, in Scandinavia per la precisione.

Altre zone del mondo a progressiva riduzione del contante in circolazione riguardano paesi dell’Africa sub-sahariana. Lì, in diverse zone, pochi sono titolari di un conto corrente (in genere meno del 30%), e ancor meno posseggono una carta di credito. Ma molti hanno un telefono cellulare, che grazie all’utilizzo di applicazioni adeguate possono ovviare al contante. ONG occidentali e GOs (organizzazioni governative) stanno lavorando a stretto contatto con banche, aziende di TLC e autorità locali, per sostituire il denaro materiale con un’alternativa “mobile”.

In Kenya il volume delle transazioni effettuate tramite il più grande operatore di telefonia mobile locale  rappresenta più del 25% del PIL. Nella nazione più popolosa dell’Africa, la Nigeria, il governo ha lanciato una carta d’identità biometrica nazionale che può anche fungere da strumento di pagamento. Il “servizio” consente un accesso diretto a più di 170 milioni di potenziali clienti, per non parlare di tutti i loro dati personali e biometrici. Alcune zone dell’Africa stanno diventando un terreno ideale per il grande esperimento di una società priva di denaro contante.

Inoltre, in India all’inizio di novembre, senza nessun preavviso, il Governo ha dichiarato non più valide le due banconote più diffuse nel paese, abolendo la validità di oltre l’80% del denaro in circolazione, con grave disagio per la popolazione (l’economia del paese infatti è in gran parte basata sui contanti).

Si sta, insomma, cercando di sviluppare un sistema che funzioni senza contanti. In una situazione così prodottasi i governi potrebbero vedere tutto ciò che sta avvenendo nella finanza in tempo reale, avrebbero la capacità di valutare patrimoni, modelli di spesa e, naturalmente, avrebbero una previsione immediata di tutte le attività tassabili.

In una siffatta realtà “orwelliana” le banche non avrebbero più nulla da temere rispetto alla possibile “corsa agli sportelli” (ultima arma in mano ai popoli) che non avrà più senso di esistere. Non sarà inoltre possibile sfuggire ai bail-in bancari (spostamenti tracciabili, impossibilità di “prelevare il denaro”).

Ma quel che è peggio, gli istituti potranno persino determinare tassi negativi, di fatto obbligando i risparmiatori agli investimenti / al consumo, in quanto l’alternativa sarebbe la matematica erosione del capitale.

Dall’Apocalisse di San Giovanni:

“Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome.” (13.17) .

Se dovesse realmente essere una realtà no-cash, ci si prepari ad un mondo in cui nessuno potrà più comprare o vendere se non porterà il numero o il nome della “entità” bancaria.


A cura di P. Paracchini (partecipante del Master in Finanza Aziendale)

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Questi ed altri temi sono affrontati nei Master in Finanza e Controllo di MELIUSform Business School

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