Intervista all'Avv. G. Cattani, Docente in area Legale 

Quando si parla di beni dual use ci si riferisce a quei beni che, sebbene siano impiegati prevalentemente per scopi civili, possono potenzialmente anche essere utilizzati per finalità non convenzionali, quali la realizzazione di armamenti, programmi o di sviluppo nucleare. L’esportazione di questi prodotti non è illegale, tuttavia è subordinata a specifiche autorizzazioni rilasciate dall’autorità nazionale preposta e che nel caso del nostro Paese si identifica nel Ministero dello Sviluppo Economico

Come spiega Gianluca Cattani, avvocato dello studio  Studio Delfino Willkie Farr & Gallagher in una recente intervista riportata in un articolo di Micaela Cappellini per il Sole 24 Ore: «in base al Regolamento Ue 428/2009 il tema dei beni “dual use” riguarda tutte le esportazioni dalla Ue verso qualsiasi paese estero, anche non soggetto a restrizioni».

Tale regolamento ha, di fatto, istituito un regime comunitario di controllo delle esportazioni, del trasferimento e del transito di beni dual use, indicando, inoltre, la lista ufficiale delle categorie di beni sottoposti ad autorizzazione:

  • Materiali nucleari, impianti ed apparecchiature
  • Materiali speciali e relative apparecchiature
  • Trattamento e lavorazione dei materiali
  • Materiali elettronici
  • Calcolatori
  • Telecomunicazioni e ″Sicurezza dell’informazione″
  • Sensori e laser
  • Materiale avionico e di navigazione
  • Materiale navale
  • Materiale aerospaziale e propulsione

Al fine di rendere agevoli le transazioni commerciali tra Paesi, evitando le sanzioni, diviene fondamentale per il management delle imprese, piccole e grandi, la conoscenza della normativa in  materia di beni duali.

L’avvocato Cattani evidenzia come esistano «varie tipologie di autorizzazioni: per una singola esportazione, per esempio, l’autorizzazione è rilasciata dall’Autorità preposta presso il ministero dello Sviluppo economico per un periodo di tempo determinato; deve essere sottoscritta da un legale rappresentante e deve presentare una descrizione esaustiva dei beni da esportare. Infine, la domanda deve riportare la data della stipula dell’accordo o la data del ricevimento del relativo ordine e il tipo di operazione oggetto di autorizzazione».

Benché la complessità della questione derivi dal fatto che i beni dual use possano essere anche beni di larga diffusione (ad esempio viti, bulloni o prodotti chimici) che, se corredati di specifiche peculiarità, possono essere usati per fini non convenzionali o pericolosi per la collettività, in generale, una volta accertato che l’esportazione di un bene a duplice uso è subordinata ad un’autorizzazione preventiva, occorre affrontare il procedimento autorizzativo corrispondente.

Cattani osserva come «un’analisi approfondita dei beni, utile per aiutare la veloce e positiva valutazione della domanda di autorizzazione, costa solitamente poche migliaia di euro ed è giustificata per commesse di qualunque taglia. È poi possibile operare delle procedure interne di compliance in tema di controllo alle esportazioni, il che renderebbe i controlli doganali più snelli».

In tema di compliance già nel manuale “L'Esportazione di Beni Dual Use” scritto insieme a Pietro Maria Paolucci e pubblicato in collaborazione con  la Business School Meliusform, Cattani aveva individuato nello sviluppo di procedure di export control un investimento a lungo termine, capace di aprire le porte a nuovi mercati e nuove opportunità di crescita. 

Fonti:

Torna indietro