A cura del Dott. Salvatore Caracuta, Dott. Nicolò Davi e Dott. Massimo Sacco, partecipanti agli Executive Master in area Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione

Il business plan, o piano d’impresa, è uno strumento cruciale per ogni realtà imprenditoriale, indipendentemente dalla dimensione o dal settore di appartenenza. È un documento che descrive in maniera organica e sistematica un progetto imprenditoriale, articolandolo attraverso l’analisi dell’idea, del mercato di riferimento, della strategia operativa, dell’organizzazione interna e delle proiezioni economico-finanziarie.

Tuttavia, nella pratica, specialmente tra le micro e piccole imprese, il business plan è ancora ampiamente sottovalutato, percepito come un onere burocratico anziché come un valido strumento strategico. Questo approccio miope comporta una significativa perdita in termini di direzione, controllo e attrattività nei confronti di partner esterni come investitori e banche.

Con l’introduzione del nuovo Codice della Crisi d’Impresa (D.Lgs. 14/2019), entrato in vigore il 15 luglio 2022, è aumentata la pressione normativa per adottare strumenti di pianificazione e controllo efficaci, rendendo il business plan un elemento imprescindibile anche per le realtà imprenditoriali più contenute.

 

1. Prima di tutto: sviluppare l’idea

Prima ancora di cimentarsi con fogli Excel e proiezioni di bilancio, ogni imprenditore dovrebbe fermarsi a riflettere e formalizzare l’essenza della propria idea. Questo step, che anticipa la redazione vera e propria del business plan, è spesso sottovalutato o affrontato in modo superficiale. Invece, rappresenta il cuore dell’intero progetto.

Tre sono le domande fondamentali a cui bisogna dare risposta:

  • Cosa voglio offrire? Qual è il prodotto o servizio? Quale bisogno soddisfa e quale problema risolve?
  • Chi è il mio cliente ideale? Qual è il target di riferimento? Si tratta di un mercato di massa o di una nicchia specifica?
  • Come intendo creare e distribuire valore? Quali sono il modello di business, i canali di distribuzione, il vantaggio competitivo sostenibile?

Saper rispondere a queste domande in modo chiaro significa dotarsi di una visione concreta, con basi sufficientemente solide da poter supportare una progettazione realistica e scalabile. L’assenza di chiarezza in questa fase iniziale porta spesso a piani d’impresa deboli, incoerenti e destinati a essere cestinati da chi li riceve.

 

2. Perché tutte le imprese (incluse le PMI) dovrebbero fare un business plan?

Il business plan non è solo uno strumento valido: è fondamentale e indispensabile. Permette di:

  • Chiarire la direzione strategica, ovvero dove si vuole andare, come e con quali risorse.
  • Definire le priorità operative, allocando tempo e capitali in modo efficiente.
  • Evidenziare la sostenibilità economico-finanziaria, attraverso previsioni fondate e scenari alternativi.
  • Prepararsi a gestire l’incertezza, dotandosi di piani di contingenza e strumenti per il monitoraggio dei KPI.
  • Interagire efficacemente con terzi, offrendo un quadro credibile, strutturato e trasparente dell’impresa.

Di base, è una mappa strategica che permette di trasformare un’intuizione in un progetto attuabile. Ma è anche uno strumento di comunicazione, che parla a diversi interlocutori con linguaggi differenti ma con un’unica coerenza di fondo: quella dell’idea imprenditoriale formalizzata e strutturata.

 

3. Punti di forza del business plan

Un business plan ben concepito offre numerosi vantaggi, tra cui:

  • Chiarezza strategica: consente di fissare obiettivi concreti e misurabili nel tempo, articolati su orizzonti temporali coerenti.
  • Credibilità esterna: migliora la percezione dell’impresa da parte di istituti di credito, investitori e stakeholder, agevolando l’accesso a finanziamenti.
  • Prevenzione e gestione del rischio: grazie all’inclusione di analisi SWOT, scenari di stress e strategie di mitigazione.
  • Monitoraggio delle performance: attraverso l’identificazione e il controllo di indicatori economici, finanziari e operativi.
  • Flessibilità: un business plan non è un documento rigido ma uno strumento aggiornabile, da rivedere ogniqualvolta cambiano il contesto o le strategie.
  • Comunicazione: sia interna (tra soci, team, dipendenti) che esterna (partner, clienti, fornitori), facilitando allineamento e trasparenza.

 

4. Criticità e difficoltà

Nonostante i vantaggi, molte imprese trascurano il business plan per ragioni ricorrenti:

  • Tempo e risorse: la redazione richiede competenze trasversali (finanza, marketing, organizzazione) che spesso mancano nelle PMI.
  • Difficoltà nell’ottenere dati affidabili: le previsioni si basano su ipotesi che devono essere fondate ma spesso risultano deboli o non verificate.
  • Scarsa cultura di pianificazione: molte realtà imprenditoriali agiscono in modo reattivo e non strategico, con una logica di sopravvivenza piuttosto che di sviluppo.
  • Percezione distorta: lo si considera ancora uno strumento “da grandi”, utile solo in fase di richiesta di finanziamenti, anziché uno strumento continuo di gestione.

 

5. Il nuovo Codice della Crisi: una spinta alla pianificazione

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza ha introdotto nuovi obblighi per gli imprenditori, anche individuali. Tra questi:

  • Monitoraggio costante della situazione economico-finanziaria
  • Implementazione di assetti organizzativi e contabili adeguati
  • Attivazione tempestiva di strumenti di allerta e risanamento

Il business plan, in questo contesto, non è solo consigliato: è funzionale al rispetto degli obblighi normativi. Permette infatti di rilevare tempestivamente i segnali di crisi, predisporre scenari di recupero e attuare interventi correttivi prima che la situazione diventi irreversibile.

 

6. Perché non lo si fa?

Malgrado tutto, il business plan continua a essere uno strumento poco utilizzato, in special modo tra le microimprese. Le ragioni più diffuse includono:

  • Sottovalutazione dell’utilità concreta: viene percepito come un esercizio teorico senza impatto operativo.
  • Mancanza di competenze: molti imprenditori non sanno da dove iniziare o come strutturare il documento.
  • Resistenza al cambiamento: la pianificazione impone disciplina, revisione periodica e un approccio proattivo, che mal si concilia con l’operatività quotidiana di molte PMI.
  • Assenza di incentivi immediati: i benefici di un buon business plan si manifestano nel medio-lungo periodo, mentre la gestione aziendale è spesso focalizzata sul brevissimo.

 

7. Tipi di business plan: un formato per ogni interlocutore

È importante capire che non esiste un unico business plan valido per tutti. Il documento va adattato in base a chi lo leggerà. Tra i principali formati ci sono:

● Business plan strategico (interno)

Pensato per l’imprenditore e il management. Deve contenere:

  • Obiettivi a breve, medio e lungo termine
  • KPI operativi e finanziari
  • Piani di marketing, sviluppo e gestione risorse
  • Analisi dei rischi e scenari

● Business plan per la banca

Focalizzato su dati economico-finanziari, solidità patrimoniale e capacità di rimborso. Deve evidenziare:

  • Fatturato e margini attesi
  • Flussi di cassa previsionali
  • Garanzie offerte e affidabilità del team
  • Continuità aziendale e capacità di rientro

● Business plan per investitori

Più orientato alla visione e alla scalabilità. Deve convincere chi investe su:

  • Potenziale di crescita e ritorno sull’investimento
  • Competenza e complementarità del team
  • Innovazione dell’offerta
  • Posizionamento competitivo e exit strategy

 

8. Il pitch: il ponte tra idea e business plan

In parallelo al business plan, ogni imprenditore deve saper comunicare efficacemente la propria idea in pochi minuti, se non secondi. È qui che entra in gioco il pitch, soprattutto nella sua forma più sintetica: l’elevator pitch.

Un pitch ben costruito:

  • Illustra sinteticamente il problema e la soluzione proposta
  • Descrive il target e il mercato potenziale
  • Comunica il valore del team e la visione imprenditoriale
  • Cattura l’attenzione e genera desiderio di approfondimento

Il pitch non si sostituisce al business plan, anzi lo precede. In contesti competitivi, è il pitch a fare la differenza: se colpisce, il business plan verrà letto. Se è debole, il resto verrà ignorato.

 

9. Conclusioni

Il business plan non è un esercizio teorico né una formalità burocratica: è uno strumento operativo e strategico, utile per guidare l’azienda, attrarre risorse, prevenire crisi e migliorare il processo decisionale.

In un contesto economico incerto, caratterizzato da innovazione continua e da obblighi normativi sempre più stringenti, non pianificare equivale a esporsi inutilmente al rischio. Ma attenzione: un business plan non può esistere senza una buona idea e senza la capacità di comunicarla con efficacia.

La combinazione tra idea chiara, struttura progettuale (business plan) e comunicazione strategica (pitch) rappresenta oggi la vera forza di ogni impresa competitiva.


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