Un domanda complessa che nasce dagli attuali cambiamenti sociali ed economici, per cui la share economy diventa la forma espressiva attraverso cui rielaborare alcuni processi sociali ed economici. Il consumo collaborativo, fulcro della share economy, si basa sul concetto della condivisione: beni,  servizi, competenze e contenuti che possono essere “scambiati” grazie alle nuove tecnologie social. Nelle organizzazioni, quindi, si inizia a parlare di conseguenza di Social Enterprise, per cui prendono vita nuove logiche di gestione delle persone nei contesti aziendali. In questa dimensione di completo cambiamento di vecchie logiche verso nuovi orizzonti, la domanda da porsi è: in che modo il concetto di “potere” si declina nelle nuove forme di gestione delle persone? Prima di dare una risposta è necessario fare un passo indietro e osservare come le logiche gerarchiche di organizzazione aziendale, stanno lasciando il passo a sistemi fluidi, dove le persone sono organizzate per competenze a seconda dei progetti aziendali contingenti. Premesso ciò, vien da sé che il concetto di potere non è più una leva di gestione efficace. E’ necessario abbandonare l’idea  del manager superuomo che decide, dispone, organizza, comanda, impone, gestisce. Il motivo risiede proprio nel fatto che le Persone non hanno bisogno di essere disposte, comandate, gestite, non hanno bisogno di decisioni che non condividono. Le Persone per essere motivate hanno bisogno di essere coinvolte, incoraggiate, ascoltate, guidate, proprio perché solo con la condivisione – sharing – di obiettivi e strategie è possibile arrivare all’engagement tanto agognato nelle aziende. Gestire le persone in questo modo garantisce all’azienda la riduzione di molti problemi che condizionano gli obiettivi strategici: alto turn over, assenteismo, demotivazione e carichi di lavoro non equilibrati. Abbiamo raccolto di seguito alcuni suggerimenti che possono supportare il manager ha modificare il suo essere “direttore”:

1) PRENDERSI UN APPUNTAMENTO CON IL TEMPO (TIMESCAPES) Cercare di utilizzare la frase “non c’è tempo” il meno possibile, per prendersi un appuntamento con il tempo per pensare, riflettere, progettare, fare. Un tempo significativo per ridurre il lavoro solo per scadenze ed attivare un tempo di sintesi, cioè “di ordine”, dove collaborano le nostre energie migliori per riflettere e pensare. Solo in questo modo è possibile elaborare un percorso efficace che ingaggi tutte le persone verso la produzione di valore collettiva dell’Impresa.

2) TORNARE A SVILUPPARE CONTENUTI (CONTENT) Il Manager, nella share economy, deve tornare ad essere più artigiano, maker, designer ovvero capace di progettare non solo il WHY e il WHAT ma anche l’HOW, di accompagnare il progetto fino in fondo. Oggi sempre di più il pensare e il saper fare sono intimamente legati.

 

3) FACILITARE LA SINCRONIZZAZIONE TRA IL ME ED IL WE (SELF) Le vere trasformazioni accadono quando le nostre Persone cambiano, crescono insieme, condividono i loro tempi migliori, e questo è possibile solo se gli spazi in cui le persone lavorano sono progettati con questa funzione. Creare degli spazi di confronto, sia fisici che digitali che diventino dei veri propri canali a doppia via con e tra le proprie persone. 

Sono piccoli spunti, provenienti non esclusivamente dalle teorie americane, che abbiamo imparato ad introiettare. Basta ricordare un esempio di altri tempi, tutto italiano, ma cosi contestuale nello scenario attuale della share economy, quale Adriano Olivetti. E’ stato un imprenditore ed un “filosofo” dell’organizzazione, che negli anni settanta ha saputo progettare nella sua azienda un equilibrio tra solidarietà sociale e profitto, tanto che l'organizzazione del lavoro comprendeva un'idea di felicità collettiva che generava efficienza. Conoscete buone pratiche di manager che hanno saputo fare altrettanto? Siete voi, i manager che stanno abbracciando queste nuove logiche, fulcro della share economy? Raccontatecelo tra i commenti.