Le conseguenze dei problemi occupazionali si riflettono sia sui giovani che sulle persone adulte, due categorie entrambe toccate, seppure in maniera differente. I giovani sotto i trent'anni sono quelli che maggiormente risentono di questa situazione, in quanto le possibilità di trovare un impiego per loro si sono radicalmente abbassate. Quello che il mercato offre loro sono impieghi precari e mal retribuiti, che nulla a che fare hanno con il percorso di studi compiuto e che non danno loro la possibilità di diventare indipendenti e costruirsi una famiglia. Laureati in chimica si ritrovano dietro i banconi di un fast food e laureate in lettere rispondono ai telefoni di un qualche call center. E' da qui che nasce un profondo disagio psicologico, in parte dovuto alla mancata soddisfazione delle proprie aspettative, in parte determinato dall'impossibilità di avere una base economica tale da pensare ad una casa di proprietà e dei figli. Diverso è il discorso per le persone adulte, che avevano già un lavoro, e che a causa della crisi l'hanno perduto.

La perdita del lavoro va intesa come un evento complesso e multidimensionale, che coinvolge diversi aspetti: la perdita del ruolo di lavoratore e delle entrate economiche; il cambiamento delle attività quotidiane; le interazioni sociali; la percezione di sé e l’immagine pubblica di sé. Venir meno di una occupazione significa infatti non aver più un ruolo sociale, la capacità di sostenere se stessi e la propria famiglia.

L’individuo tende a costruire una rappresentazione di sé basata sui ruoli che sente propri e, in base a questi, sviluppa la sicurezza che gli consente la corretta integrazione sociale. Le incertezze connesse a crisi economica e difficoltà lavorative producono conseguenze a livello cognitivo, emozionale e motivazionale, e in assenza di adeguato sostegno e consulenza specialistica possono predisporre, slatentizzare od aggravare disturbi ansioso-depressivi, psicosomatici, relazionali e della sfera sessuale, varie forme di dipendenza patologica (alcool e fumo, sostanze stupefacenti, gioco d’azzardo patologico, internet ecc…).

Il fatto di non servire più alla società, di non avere più un'età per reinserirsi nel mondo del lavoro, di non riuscire più a provvedere economicamente al proprio nucleo familiare, getta queste persone in un grande sconforto. Esse finiscono per sentirsi inutili, fino a perdere completamente la propria autostima e la capacità di reagire agli accadimenti. La mancanza di certezze e punti fermi fa sentire l'uomo come un “fruscello” al vento. E la mancanza di prospettive per il futuro fa perdere anche l'interesse per il presente. Convinti di non avere speranze, si può cade in uno stato depressivo, che porta a perdere interesse per qualsiasi attività, a non essere più in grado di avere un potere decisionale, a chiudersi in se stessi e rifiutare il mondo esterno. Ma questo disagio psicologico, avvertito sia dai giovani che dai meno giovani, finisce ben presto per coinvolgere anche il fisico  e le relazioni di coppia.    

A cura della Dott.ssa Margherita Ciciarelli, Psicologa e Psicoterapeuta
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