I conflitti sono abbastanza comuni e usuali anche nel contesto lavorativo. In ambito aziendale i conflitti possono avere varia natura ed è possibile raggrupparli all'interno di due grandi macro insiemi che, a loro volta, sono in costante interazione. Innanzitutto vi è il conflitto di tipo tecnico e organizzativo, vale a dire legato alla gestione organizzativa del lavoro. Il secondo macro insieme è rappresentato dal tipo di conflitto sociale e relazionale, cioè legato alla sfera prettamente personale e al modo di rapportarsi verso i propri colleghi o superiori.

Il  compito del manager è quello di prevenirli o, in alternativa, gestirli per riportare un clima di equilibrio e armonia all’interno dell’organizzazione. Deve, inoltre, essere in grado di discernere i vari tipi di conflitti (latente, percepito, residuo) in modo da realizzare una strategia mirata. La mancanza di questo compito conduce, irrimediabilmente, ad un malcontento generale, seguito dal disimpegno di ogni singolo lavoratore ed ad una riduzione della produttività.

Allo stesso tempo c’è il rovescio della medaglia: sembra quasi un paradosso, ma  i conflitti in azienda, se ben gestiti, vengono visti come elementi positivi da cui ricavare un apporto costruttivo, che permette di incrementare sia la soddisfazione lavorativa sia i profitti dell’azienda.

In passato, molti studiosi di management, hanno diffuso teorie che consideravano le tensioni negli ambienti lavorativi come qualcosa di necessario. In altre parole mantenere un'atmosfera di tensione e sfruttare il conflitto in modo positivo, porterebbe vantaggi economici all'azienda. Questa posizione introduce una questione fondamentale: I conflitti sono inevitabili per questo bisogna saperli riconoscere, imparare a gestirli e mediarli in chiave positiva. È importante vederli come un’espressione di diversità, un momento di crescita, sia nostro che del gruppo, e come una possibilità di migliorare le relazioni piuttosto che come problema negativo. Una delle regole peculiari è ricordarsi che da un conflitto risolto non devono uscire né vinti né vincitori, ma persone soddisfatte di aver trovato un punto di incontro.

È bene tenere presente che la gestione del conflitto non deve essere finalizzata a trovare un capro espiatorio: non ci sono colpevoli, la gestione deve puntare alla realizzazione di un confronto tra le parti per trovare una soluzione adeguata. 

A cura della Dott.ssa Margherita Ciciarelli, Psicologa e Psicoterapeuta
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