A cura di Cristiano Daolio, Business Transformation Advisor di Altea Federation 

La convergenza tra business e tecnologia rappresenterà nel prossimo futuro il più importante fattore critico non solo per il successo futuro delle imprese ma per la loro sopravvivenza.

Il paradigma e i modelli di business prima della IV Rivoluzione Industriale attribuivano alla tecnologia tre ruoli fondamentali:

a) quello di supportare il business dal punto di vista dei sistemi transazionali e gestionali;

b) quello delle business applications per supportare alcune aree aziendali (quali ad esempio soluzioni di business intelligence e customer relationship management); 

c) quello dell’infrastruttura tecnologia di supporto al business.

In questo contesto la funzione IT era, dal punto di vista organizzativo, la classica funzione di supporto al business.

Oggi questo ruolo di supporto non è più sufficiente. La funzione IT deve poter avere un ruolo più di “partner strategico” riconosciuto anche a livello di governance con un maggior peso anche nei Board aziendali.

Il diffondersi di nuove tecnologie esponenziali quali intelligenza artificiale, smart process automation, blockchain, realtà virtuale (aumentata e mista), oltre ad altre tecnologie specifiche in ambito manufacturing, fanno si che queste nuove soluzioni diventino fondamentali, non solo per aumentare efficienza, efficacia e ridurre il rischio di errori, ma anche per ridisegnare i modelli di business e per trovare nuove fonti di vantaggio competitivo.

Quali sono gli ambiti dove le tecnologie esponenziali possono operare per rendere concreto il nuovo modello di Digital Manufacturing Enterprise (D.M.E.)?

Si possono individuare sostanzialmente tre ambiti:

  1. Customer Engagement: ridefinizione dei rapporti con il cliente facendo leva su punti di contatto digitali per creare una nuova esperienza e nuove modalità di coinvolgimento;
  2. Product & Platform:  l’area relativa al miglioramento dei prodotti (e dei servizi ad essi collegati) attraverso le nuove tecnologie unitamente all’adozione di nuovi modelli operativi digitali, passando da una logica di processo ad una di piattaforma
  3. Asset Intelligence: l’utilizzo delle tecnologie (quali l’I.o.T) per far diventare gli assets aziendali intelligenti, in modo che dialoghino fra di loro e forniscano informazioni per creare “valore”.

Per poter eccellere in questi tre ambiti la Digital Manufacturing Enterprise ha bisogno di nuove capabilities quali ad esempio: un’architettura IT Cloud Based, sistemi I.o.T ed equipaggiamento di sensori, disponibilità di nuovi materiali con caratteristiche particolari (es: Advanced Material) e sistemi avanzati di Cybersecurity.

Queste capabilities non devono per forza essere cercate o sviluppate all’interno dell’azienda ma potrebbero ricercarsi all’esterno facendo sempre più leva sull’ecosistema di riferimento.

La Digital Manufacturing Enterprise è per sua definizione un’azienda aperta che interagisce con l’ecosistema di riferimento, soprattutto quando si parla di innovazione.

La sola conoscenza e consapevolezza dei vantaggi e delle opportunità delle tecnologie esponenziali, da parte degli Executives, non è sufficiente per creare la trasformazione; occorre l’azione.

Quali sono gli steps che un’azienda manifatturiera deve intraprendere per diventare una D.M.E.?

Il Manufacturing Exponential Transformation Journey può essere suddiviso in tre fasi:

  1. Osservazione e immaginazione: in questa fase le aziende manufacturing si adoperano per comprendere la potenzialità delle tecnologie esponenziali, identificano la propria visione del cambiamento, le priorità di azione e creano il senso di urgenza. In questa fase è di fondamentale importanza la capacità di cambiare prospettiva, lo sviluppo di una cultura, di un mindset digitale, lo sviluppo di una Tech Litiracy (educazione tecnologica) dei C-Level e la messa a punto di un piano di change management efficiente. Da questo punto di vista, il “modello di change management”, definito da Kotter, attraverso i suoi otto steps, è sicuramente uno strumento da prendere in considerazione;
  2. Sperimentazione e delivery: in questo secondo step si passa dalla dimensione strategica alla dimensione operativa attraverso una fase di prototipazione da portare avanti attraverso cicli di sperimentazione agili e veloci. Operando in una logica di ecosistema e facendo leva sulle tecnologie esponenziali a maggiore impatto aziendale, si identificano, sperimentano e testano opportunità concrete di cambiamento con risultati tangibili rappresentati da un business case. L’adozione di modelli “agile”, attraverso cicli di sprint, è assolutamente consigliabile in questa fase. Questi cicli devono comunque avere una durata breve (non più di dieci settimane) che passano dalla generazione delle idee, dal loro sviluppo alla creazione dei prototipi da poter testare con i principali stakeholders, sino alla valutazione degli impatti in termini di ricavi, costi e soddisfazione dei clienti/stakeholders;
  3. Attivazione e monitoraggio: in questa fase le tecnologie esponenziali diventano parte integrante dei modelli operativi, dei rapporti con i clienti e delle caratteristiche di prodotto, e sarà importante misurarne gli effetti e i benefici in un ciclo continuo di miglioramento. In questa fase diventa fondamentale anche costruire una “road-map” delle varie azioni e progetti da implementare, dando particolare importanza a quegli elementi di maggiore propedeuticità e interrelazione. Nella fase di attivazione un elemento critico è la disponibilità di risorse adeguate per l’esecuzione dei progetti, sia a livello di risorse professionali (con competenze adeguate), sia per gli investimenti finanziari.  Per quanto riguarda le competenze professionali come già accennato non necessariamente queste devono essere individuate all’interno dell’azienda; infatti l’adozione di risorse “staff on demand” e l’interazione con l’ecosistema di riferimento possono assicurare maggiore flessibilità e la garanzia di avere sempre risorse fresche ed aggiornate. Mentre per quanto attiene alla disponibilità delle risorse finanziarie è necessario fare un piano degli investimenti e assicurarsi che vi sia la copertura dei flussi in uscita. Infatti, sebbene il costo di acquisizione delle tecnologie, anche quelle esponenziali, sia sensibilmente inferiore rispetto al passato - le modalità S.A.A.S, rendano disponibili le risorse in modalità più flessibili passando da una logica Capex ad una logica Opex -, tuttavia una transformation journey, con applicazione di tecnologie esponenziali, richiede investimenti tre volte superiori rispetto ad un contesto stabile. Comunque il ritorno dell’investimento di questi progetti tecnologici, se ben strutturati, avviene in tempi relativamente molto più brevi che in passato.

In conclusione, si può affermare che la disponibilità di nuove tecnologie esponenziali può trasformare i modelli delle aziende produttive verso il concetto di Digital Manufacturing Enterprise.

Tecnologie quali intelligenza artificiale, I.o.T, blockchain ed altre impattano su tutte le aree del modello di business, in specie su: l’offerta di prodotti e servizi, la proposizione di valore, i rapporti con i clienti, i modelli operativi, ed infine il modo di lavorare delle persone.

L’adozione di queste tecnologie non è un percorso semplice e non deve essere lasciato ad approcci empirici o a tentativi sporadici.

Un Exponential Transformation Journey di successo richiede un approccio strutturato ed è una vera e propria disciplina che passa attraverso fasi di comprensione ed osservazione, fasi di sperimentazione e fasi di testing per poi confluire in un piano di implementazione concreto da monitorare con attenzione, rispetto agli obiettivi e benefici che si sono identificati e quantificati.

Ultima modifica il 15/02/2022