Il ruolo del Chief Compliance Officer (CCO). Cosa fa?

Nell'ultimo decennio si è assistito a una crescita importante delle funzioni di compliance nelle aziende, a cui si è associata una inevitabile crescita della domanda di figure professionali specializzate in materia anche da parte delle PMI. Questo in risposta all'aumento delle normative e dei controlli da parte delle agenzie governative e delle authority, a livello nazionale e internazionale, dettate dalla trasformazione del contesto socioeconomico. Di conseguenza, molte organizzazioni hanno creato la posizione di Chief Compliance Officer (CCO), il Responsabile della Compliance, una figura dedicata al mantenimento e al rispetto delle normative nella progettazione ed esecuzione dei numerosi processi aziendali.

Di cosa si occupa il Chief Compliance Officer?

Il CCO ha la responsabilità di garantire che l'azienda agisca in conformità a tutte le norme cogenti e volontarie applicabili. Ciò può includere, ad esempio, lo sviluppo e l'implementazione di politiche di compliance, la conduzione di audit ed un’attività di formazione dedicata ai dipendenti sulle questioni inerenti. Tale importante profilo professionale collabora con il senior management per progettare, implementare e manutenere il sistema della compliance. Il CCO deve essere in grado di comunicare efficacemente con tutti i membri di un'organizzazione, dai dirigenti senior al personale di linea. Il ruolo di responsabile della compliance è soggetto a un intenso controllo, di conseguenza è essenziale che i candidati, a questo prestigioso e importante ruolo, abbiano la capacità di resistere in modo ottimale alle pressioni (quindi con spiccate doti e capacità di resilienza). 

La job description del Compliance Specialist

Come si diceva, la ricerca di queste figure è notevolmente cresciuta nel corso degli ultimi anni, ed è comune trovare nelle ricerche di figure specialistiche per la compliance (spesso anche senza una seniority troppo elevata) delle job description come la seguente, dove si nota il coinvolgimento moderno del CCO anche in ambiti di sviluppo diversi dai tradizionali: “La figura ricercata dovrà occuparsi delle attività di compliance con particolare riferimento al D.lgs 231/01, aggiornamento Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo; supporto agli Organismi di Vigilanza; definizione e sviluppo di un sistema di procedure aziendali e di controlli di primo livello; implementazione e compliance rispetto alla normativa privacy, nazionale ed europea; sviluppo di un Piano Anticorruzione, compliance rispetto alla normativa antiriciclaggio; supporto al team dedicato alla compliance rispetto alla normativa in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro; partecipazione nelle attività organizzative di compliance post-acquisizione; partecipazione, in termini proattivi e di impulso, dei team dedicati all’implementazione degli ESG e Piano di Sostenibilità aziendale e all’ottenimento di certificazioni e sistemi di compliance rispetto agli standard internazionali ISO; ….”.

La crescente importanza della compliance ha reso quindi il CCO un membro sempre più essenziale del team di gestione senior. 

Le nuove competenze del Chief Compliance Officer

Le competenze che deve possedere il CCO dovranno essere sempre più in linea con le normative e con le migliori prassi internazionali. Un know how interdisciplinare dovrà essere imprescindibile, in quanto la compliance non si limiterà più alle sole normative in materia di 231, H&S, Antiriciclaggio e GDPR, 9001,14001,27001,18001 o 45001, ma si estenderà maggiormente anche verso altri campi quali la:

  • Sostenibilità, con l’introduzione della certificazione ESG – Enviromental Social Governance;
  • Crisi d’Impresa, con il nuovo art. 2086 c.c. che costituisce un crocevia tra disciplina generale dell’impresa, diritto societario, Science of danger e codice della crisi e dell’insolvenza. 

Quindi la compliance è sostanzialmente da intendersi come un Sistema Unico di Gestione d’Impresa in chiave “integrata” che impone competenze trasversali e interdisciplinari al nuovo ruolo di CCO. Conseguentemente tale posizione diviene sempre più strategica nella configurazione dei nuovi assetti manageriali aziendali.

Opportunità di carriera del Chief Compliance Officer

Quando si parla di Responsabile della Compliance, si pensa, da subito, ad un manager che opera all’interno di un’azienda. Un simile impiego della figura CCO offre, certamente, interessanti opportunità di carriera.  Tuttavia, detta opzione, seppur interessante, non necessariamente risulta essere l’unica ragionevolmente ipotizzabile. 

La sempre maggiore esigenza di controllo e gestione delle normative da parte delle aziende e i mutamenti nelle metodologie di fruizione di alcune competenze professionali, hanno prodotto un’interessante evoluzione anche dell’attività di CCO. Infatti, il CCO non sempre è un manager interno all’azienda, quanto piuttosto si può ricorrere (soprattutto in contesti meno dimensionati – PMI) a nuove forme contrattuali come quelle del:

  • Temporary Manager;
  • Fractional Manager;
  • Consulente di impresa.

Cioè a dire un professionista che offre le sue competenze in forza di un contratto, secondo dei termini prestabiliti al fine di raggiungere obiettivi concordati. Nuove opportunità di carriera quindi, per il Responsabile della Compliance che può aspirare a diverse posizioni, sia all’interno dell’azienda sia come libero professionista o dipendente presso società di consulting.

Requisiti richiesti

  • Laurea. Generalmente il pre-requisito principale è la Laurea magistrale in Giurisprudenza
  • Abilitazione. Il conseguimento del titolo di avvocato spesso costituisce titolo preferenziale insieme alla Laurea.
  • Conoscenza della lingua inglese. In quanto molti sistemi di compliance rispettano gli standard internazionali.
  • Basi conoscitive del bilancio e delle analisi economiche-finanziarie, soprattutto per progetti. Non è raro incontrare questa richiesta nell’elenco dei requisiti richiesti alla figura che deve rivestire un ruolo nella Compliance, in quanto è auspicabile che sappia anche misurare gli impatti economici (e finanziari) di determinate scelte sulla redditività aziendale.
  • Soft skill. Sempre più si trovano anche questi requisiti in una descrizione ottimale delle figure ricercate sul mercato, proprio per la rilevanza strategica interna ed esterna che riveste ormai questo ruolo. Quindi si richiede spesso, insieme alla conoscenza della materia, altre competenze, tra cui: ottima capacità di giudizio e di analisi, attitudine positiva e proattiva, mentalità aperta, personalità dotata di auto-motivazione e forte autonomia, orientamento al lavoro di squadra, senso etico, approccio friendly, capacità di lavorare in autonomia generando soluzioni creative, capacità di lavorare sotto pressione, capacità di proporre soluzioni efficaci in situazioni di stress, ottime capacità relazionali, ecc.
  • Master Specialistico. Non è raro che al titolo universitario (e ad altri requisiti elencati) sia richiesto, come elemento privilegiante, anche il conseguimento di un diploma Master di specializzazione, dietro il quale vi sia un programma “ad hoc” improntato ad una formazione in grado di accrescere il know how dei candidati e che li guidi al ruolo di CCO facendogli meglio padroneggiare le tecniche più pratiche ed operative della Compliance. Infatti il Master (se ben articolato) può conferire quella visione innovativa “integrata” della compliance, di cui si è detto, con competenze trasversali e interdisciplinari, che solo un percorso di qualità può trasmettere ai partecipanti.

I punti chiave di un Master di qualità 

Scegliere un Master non è una decisione semplice da affrontare. Non sottovalutate quindi tutti gli elementi chiave che deve possedere un Master di valore e non dimenticate di valutare ogni singolo elemento durante il vostro processo di scelta. 

Vediamo adesso quali sono i punti chiave imprescindibili per un percorso formativo davvero utile: 

  • Business School. L’ente di formazione deve possedere una comprovata esperienza, essere riconosciuta ed apprezzata dai discenti;
  • Il programma del Master deve essere completo, strutturato e dettagliato;
  • Le recensioni e i commenti degli ex alumni devono essere positivi;
  • Erogazione di crediti formativi ai fini della formazione continua obbligatoria come da Regolamento del Consiglio Nazionale Forense;
  • Elevata seniority della faculty che permetta un apprendimento esperienziale oltre che pratico/teorico;
  • Materiale didattico ricco con video, dispense, esercitazioni pratiche, case study, simulazioni, ecc.
  • Modalità erogative diversificate e combinate: in presenza, live streaming, on demand, blended, ecc.
  • Percorsi associati di Placement e Career per trovare lavoro ed inserirsi con successo.

​I Master specialistici più indicati per avviare la professione sono:

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