A cura di R. Lomasto, Docente in area Gestione del Personale

Dopo aver parlato di pensiero critico, pensiero positivo e resilienza, proseguiamo il nostro percorso passando attraverso le tre competenze appartenenti alla sfera relazionale:

  1. empatia;
  2. comunicazione efficace;
  3. relazioni efficaci.

 

«- Tutta la sera ho pensato: quei due possono fare qualcosa per me -  

 - E perché ha pensato una cosa così assurda? -

 - Non lo so. Una sensazione, ma precisa come un’emozione profondissima […] - 

 - Pensa di poter pregare per me? -

 - Sì, certo. - 

 Ha preso una mano a entrambi, le stringe. Le scuote.»

Nessuno si salva da solo, Margaret Mazantini

In un mondo ideale ogni essere umano dovrebbe essere in grado di capire che non siamo tutti uguali. Per sviluppare questa consapevolezza è necessario vestire i panni dell’ altro e sentire cosa sta provando: siamo nel terreno dell’empatiaMolto spesso si pensa di poter ridurre la faccenda ad un banalissimo “Io ce l’ho, tu non ce l’hai, egli ce l’ha”, cosa ci vuoi fare?  E invece, udite udite: l’empatia si può acquisire e l’argomento non ammette scuse. L’empatia si insegna, si sviluppa, si allena. I più fortunati ne sono già in possesso, magari grazie all’educazione che hanno ricevuto, ma chi non ce l’ha, può averla. Come a dire: se ancora non sai, studia!

Sempre  l’OMS scrive a riguardo: “La salute è creata e vissuta dalle persone all’interno degli ambienti organizzativi della vita quotidiana: dove si studia, si lavora, si gioca, si ama” Ecco serviti anche luoghi dove fare palestra di empatia e l’ambiente lavorativo è uno di quelli in cui trascorriamo una percentuale altissima del nostro tempo. Capire cosa sta provando il prossimo è importante, ma lo è altrettanto non lasciarsi trascinare dalle sue emozioni. Avere la capacità intelligente di trovare il giusto accordo tra ciò che è bene per gli altri e ciò che è bene per noi è una qualità preziosa. E vi spieghiamo anche perché.

Carlo M.Cipolla, nello sfizioso e molto consigliato libro “Allegro ma non troppo” spiega che se ci mettessimo incondizionatamente nei panni dell’altro, senza rispetto dei propri bisogni, imploderemmo, il nostro ruolo sarebbe quello del martire. Ed è chiaro che non andrebbe bene. Se al contrario pensassimo solo a soddisfare le nostre esigenze, saremmo egoisti e per definizione completamente privi di empatia. La differenza principale è evidente: i martiri implodono senza ledere al mondo, gli egoisti sono il male del nostro secolo. Senso empatico significa avere la capacita di trasmettere vicinanza: tu, collega, amico, fratello, essere umano come me, in una situazione di pericolo, disagio o preoccupazione puoi fidarti, perché io sono come te e posso aiutarti. Lo stesso meccanismo si può innescare in termini di felicità, compresa e condivisa. Chi riesce a sviluppare empatia ed esercitarla, sempre secondo Cipolla, è una persona intelligente che sa cosa e giusto per se stesso e per gli altri.

Per fare un esempio pratico:

Se tu fossi trasportato dalla corrente di un fiume legato con una fune al tuo migliore amico, dove vorresti che si trovasse questa persona: sulla riva, ferma e stabile o in balia dalla corrente insieme a te?

L’amico intelligente capisce il bisogno e aiuta con distacco, dalla sponda del fiume lancia una fune e agisce con lucidità, con i piedi ben saldi a terra, al sicuro. Non annega insieme a te e ne uscirete entrambi sani e salvi.Ci sarebbe poi una quarta categoria degna di nota, quella degli stupidi, ma neanche a dirlo servirebbero spazi e tempi molto ampi per parlarne, lo faremo sicuramente in un prossimo articolo.

Per tornare invece alle Life Skills, tutto ciò che abbiamo detto fino ad ora può cambiare la nostra modalità di comunicazione rendendola efficace o meno: non capire i bisogni dell’ altro ci porterà ad approcciarlo con domande incalzanti volte ad accusare e non ad accogliere ("Ma ti sembra il modo?" "Cosa intendi fare adesso?" "Perchè ti comporti così?"). Essere in grado di comprenderlo renderà la mia comunicazione morbida, non necessariamente di condivisione, ma sicuramente di rispetto. Se sarò in grado di capire le necessita altrui le mie relazioni saranno efficaci. Vien da sè cosa accadrebbe in caso contrario. A tal proposito consigliamo la lettura del libro “Le parole sono finestre oppure muri. Introduzione alla comunicazione non violenta" di Marshall B. Rosenberg. Perché il modo in cui parliamo può aprire possibilità infinite o innalzare muri insormontabili.

Questi ed altri temi sono affrontati nel Master in Risorse Umane.

Ultima modifica il 05/02/2021

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