La pandemia ha senza dubbio determinato una situazione di crisi economica, con evidenti riflessi sul mercato del lavoro.In Italia, il blocco delle attività e della vita sociale ha determinato effetti preoccupanti dal punto di vista economico: nel primo trimestre del 2020 il PIL ha registrato una contrazione di circa 5,3% rispetto al trimestre precedente.

A cura della Dott.ssa Federica Fontana, Dott.ssa Eleonora Benatti, Dott. Oscar Sega, Dott. Filippo Gallerani e della Dott.ssa Naima Taoubi, partecipanti dell'Executive Master in HR Psicologi, dell'Executive Master in Risorse Umane (HR), dell'Executive Master in Direzione del Personale e dell'Executive Master in Amministrazione del Personale e Consulenza del Lavoro


La pandemia ha senza dubbio determinato una situazione di crisi economica, con evidenti riflessi sul mercato del lavoro. Le categorie di lavoratori esposte agli effetti della crisi sono non soltanto quelle storicamente più fragili (fra cui donne, giovani, disabili, anziani, disoccupati e inattivi), ma anche tutti quei soggetti che hanno rischiato, date le innumerevoli difficoltà per molte aziende, di perdere la loro occupazione, oltre al sempre maggior numero di precari e ai liberi professionisti. In Italia, il blocco delle attività e della vita sociale ha determinato effetti preoccupanti dal punto di vista economico: nel primo trimestre del 2020 il PIL ha registrato una contrazione di circa 5,3% rispetto al trimestre precedente.

Nell’economia italiana, il budget del personale rappresenta una delle voci di spesa tra le più significative: ciò è ancora più evidente in alcuni settori come quello dei servizi, in cui incide sul conto economico fino al 30 – 35 %. Lo scenario di incertezza economica collegato agli effetti dell’emergenza Covid-19 ha richiesto, da parte delle aziende, di utilizzare strumenti in grado di adattare e pianificare il costo del lavoro. Negli ultimi due anni è stato quindi più che mai essenziale il ricorso alla “revisione del budget”, al fine di attuare quell’elemento di dinamicità necessario per rispondere a fattori esterni congiunturali e ad eventi “straordinari”. Il revised budget ha permesso di modificare i piani d’azione aziendali ed affrontare in maniera più appropriata lo scenario emergenziale ed i suoi possibili effetti nel lungo periodo.

Grandissima influenza sul costo del lavoro hanno avuto i provvedimenti legislativi del periodo. A tal riguardo il governo italiano, in quanto stakeholder attivo, ha realizzato diversi interventi normativi e introdotto molteplici misure straordinarie. Fin dal primo lockdown, data la situazione di necessità ed urgenza, si è fatto ricorso allo strumento del decreto-legge. Molte delle misure di sostegno al lavoro prodotte si sono basate sulle categorie considerate ammissibili dal Temporary Framework, il quale ha come obiettivo il permettere agli stati dell’Unione Europea di istituire regimi specifici di aiuti rivolti alle imprese in difficoltà. Si tratta quindi di un quadro temporaneo ed eccezionale volto a consentire nuove misure di intervento nell’economia in deroga alla disciplina ordinaria sugli aiuti di stato. I provvedimenti di riduzione del costo del lavoro adottati dal Governo italiano sono risultati necessari al fine di salvaguardare, per quanto possibile, posti di lavoro e garantire alle imprese un sostegno utile per una cospicua ripresa delle attività. La tutela dei lavoratori si è attuata favorendo ad esempio lo svolgimento delle attività lavorative in modalità agile e predisponendo strumenti di sostegno al reddito in conseguenza della riduzione o sospensione del lavoro conseguente all’emergenza. Oltre agli interventi statali, è stato consentito alle Regioni e alle Province autonome di concedere ulteriori aiuti, basandosi su proprie risorse e rispettando il Temporary Framework, con l’obiettivo di contribuire ai costi salariali, comprese le quote contributive e assistenziali, delle parti datoriali, tentando in tal modo di evitare i licenziamenti.

Il decreto-legge del17 marzo 2020 n.18, cosiddetto “Cura Italia”, contiene un complesso di misure volte a fronteggiare gli effetti dell’emergenza epidemiologica da covid-19 che spaziano dal potenziamento del sistema sanitario al sostegno al mondo del lavoro e al finanziamento delle imprese. Esso è stato prorogato fino al 31 marzo 2022, data di fine dello stato di emergenza sanitaria. Per quanto riguarda l’attivazione degli ammortizzatori sociali, più di tre miliardi di spesa pubblica sono stati destinati per gli ordinari strumenti di integrazione al reddito, come la cassa integrazione ordinaria e gli assegni a carico dei fondi di solidarietà. La logica di fondo è risultata il sostegno al reddito tramite forme assistenziali, oltre al potenziamento degli ammortizzatori in costanza di rapporto di lavoro, per tentare di preservare la capacità di consumo delle famiglie e la produttività delle imprese in vista di una successiva fase di ripresa economica. Si tratta di una strategia rafforzata dal contestuale divieto per i datori di lavoro di optare per licenziamenti collettivi e per licenziamenti individuali per giustificato motivo oggettivo: dunque una sostanziale impossibilità temporanea di avviare procedure per la riduzione del personale. In aggiunta, è avvenuta un’estensione dei termini per la richiesta delle indennità di disoccupazione NASpI e DIS-COLL.

Con i decreti dei mesi successivi si sono attuate modifiche e sviluppi alle misure introdotte. Altro aspetto importante è stato l’introduzione, a partire dal Decreto “Agosto”, di interventi mirati a stimolare nuova occupazione o a preservare quella esistente, prevedendo alternative agevolazioni caratterizzate dalla riduzione del costo del lavoro in capo alle parti datoriali. Lo scopo è nello specifico la diminuzione del carico contributivo, a beneficio delle imprese che non hanno ricorso agli ammortizzatori sociali Covid-19. È stato infatti introdotto un parziale esonero dal versamento dei contributi previdenziali in favore dei datori di lavoro del settore privato, non considerando quello agricolo, che non hanno fatto richiesta dei trattamenti di cassa integrazione ordinaria, assegno ordinario e CIG in deroga e che abbiano già fruito degli stessi trattamenti di integrazione salariale nei mesi di maggio e giugno 2020. Si è ritenuta necessaria la creazione di misure differenti dato che i lavoratori in cassa integrazione, considerati come occupati a zero ore, corrispondono ad un’ampia fascia di sottoccupati e disoccupati parziali. L’esonero corrisponde alla contribuzione a carico del datore di lavoro non versata rapportata al doppio delle ore di fruizione degli ammortizzatori sociali nei mesi anzidetti, escludendo contributi e premi da destinare all’INAIL, a prescindere dal numero di lavoratori per i quali si è fatto ricorso ai trattamenti di integrazione salariale, per un periodo di quattro mesi.

Con il decreto “Ristori” del mese di ottobre 2020 la misura in questione è stata rinnovata di quattro settimane per i datori di lavoro ai quali è stato precedentemente autorizzato l’ulteriore periodo di nove settimane previsto dal Decreto Agosto e che non hanno richiesto alcun intervento di integrazione salariale per il periodo novembre 2020 - gennaio 2021, sempre con la condizione di aver fruito nel giugno 2020 degli interventi di integrazione salariale Covid-19. A questi si aggiungono i soggetti dei settori di cui nell’autunno 2020 è stata disposta la chiusura o limitazione delle attività produttive per contrastare l’emergenza epidemiologica. Per garantire un’estesa tutela delle posizioni lavorative, la Legge di Bilancio 2021 ha permesso lo stanziamento di ulteriori ammortizzatori sociali e la proroga della possibilità di esonero contributivo per un periodo di 8 settimane entro il 31 marzo 2021, rispettando certi limiti. È importante sottolineare come il diritto alla fruizione dell’esonero contributivo sia stato in questi casi subordinato alla osservanza del divieto di licenziamento, la cui durata è stata prolungata nel tempo tramite decretazione. Sempre attraverso questi decreti è stato possibile introdurre esoneri contributivi totali per quei datori di lavoro che procedono a nuove assunzioni, anche a tempo determinato o stagionali per alcune attività. L’obiettivo si tratta in questo caso di stimolare, se possibile, nuove assunzioni stabili o a tempo determinato in taluni settori colpiti dai provvedimenti restrittivi.

Lo svolgimento delle attività lavorative in modalità agile, ricorrendo al cosiddetto “telelavoro”, ha determinato l’inevitabilità di dover affrontare nuove questioni come la gestione dei turni e delle mansioni o l’impossibilità di riconoscere e pagare alcun straordinario quando non in presenza. Dato il complicato scenario sono risultati spesso necessari consistenti tagli sul budget, mettendo in discussione elementi come i bonus personali o collettivi e determinati servizi come la mensa. I notevoli sviluppi dal punto di vista legislativo hanno indirizzato al meglio possibile i budget aziendali in questi due anni e la continua evoluzione normativa ha grandi conseguenze ed effetti anche oltre la fine dello stato d’emergenza. Un chiaro esempio consiste nell’ormai assodato bisogno di poter usufruire della modalità “smart working” per molti dipendenti e neoassunti. L’adozione di questo nuovo sistema, al quale sono state date regole più definite, è accompagnata da una riorganizzazione degli spazi di lavoro e spesso dalla loro diminuzione: in questo caso si agisce direttamente sui costi generali aziendali.

L’esperienza della pandemia ha segnato profondamente sotto molti aspetti il nostro sistema economico e sociale. In particolare, alcuni “riflessi” sul budget del personale sono significativi al punto da sopravvivere al momento di ripresa economica e avranno sicuramente modo di far percepire la loro influenza nel prossimo futuro.

Sitografia

  • Banca d’Italia, Disegno di legge A.S. 1766, conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 recante misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19, https://www.bancaditalia.it/media/notizie/2020/Memoria-per-Commissione-Senato-25-marzo-2020.pdf (2020).
  • Baghin S., “Revised” budget del personale durante il Covid-19: le variabili (certe e incerte) da considerare in IPSOA, https://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/amministrazione-del-personale/quotidiano/2021/07/26/revised-budget-personale-covid-19-variabili-certe-incerte-considerare (2021).
  • Camera dei deputati, Gli interventi in materia di lavoro per fronteggiare l'emergenza da Covid-19, https://temi.camera.it/leg18/temi/gli-interventi-in-materia-di-lavoro-del-decreto-legge-cura-italia.html (2022).
  • Garofalo C., Emergenza COVID-19, riduzione del costo del lavoro e intervento statale in LavoroDirittiEuropa, https://www.lavorodirittieuropa.it/dottrina/sicurezza-e-ambiente-di-lavoro/681-emergenza-covid-19-riduzione-del-costo-del-lavoro-e-intervento-statale (2021).
  • Organizzazione Internazionale del Lavoro, COVID-19 e mondo del lavoro, https://www.ilo.org/rome/approfondimenti/WCMS_739996/lang--it/index.htm (2020).

Ultima modifica il 26/05/2022